Senso comune vs Buon senso

pensiero

Inizialmente spazio dedicato alla poesia e alla poetologia, contenitore per accogliere componimenti, recensioni e novità poetiche, questo blog si è via via trasformato in una specie di zibaldone. Voglio far notare che il termine qui è scritto minuscolo, perché di Zibaldone con maiuscola ne esiste uno solo. Il mio è zibaldone nel significato etimologico del termine, estrapolato dal dizionario: a.Vivanda emiliana composta di molti e svariati ingredienti. b. estens. Mescolanza di cose diverse; mucchio confuso di persone: uno zibaldone di cancellieri e di bidelli in toga Gli fa ghirlanda intorno al seggiolone (Giusti). 2. a. ant. Scartafaccio in cui si annotano, senza ordine e man mano che capitano, notizie, appunti, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi, ecc.

Prendete la definizione più rozza e applicatela a questo blog, che vorrebbe essere uno zibaldone e invece è forse solo un mischione; ma i poeti avranno pur diritto ad avere uno spazio per sproloquiare un po’, visto che non sanno mai stare zitti, vi pare…?

Alla luce di ciò e con la mente preparata ad accogliere un post che molto probabilmente si presenterà come un mappazzone ( ma quanto mi piace questa parola !!) andiamo avanti con le osservazioni nate dalla visione di una quotidianità estesa e sempre più esibita e gettata sulla pubblica piazza con tutto il suo bagaglio di opinioni, preferenze, decisioni, scelte, interventi, esibizioni di arroganza, saccenteria, umiliazioni pubbliche e pubbliche gogne, vere e proprie e concrete azioni che finiscono per imbruttire e incasinare il nostro vivere. Mi rendo conto che quest’elenco potrà sembrare generico, confuso e pressapochista, ma volendo possiamo benissimo allontanarci dalla base della piramide sociale e salire ai piani più alti, esaminando le opinioni e l’operato degli esperti di settori specialistici, tecnici, consulenti, politici, statisti ( esistono ancora gli statisti, non saprei, forse sono stati sostituiti dai laureati in scienze della comunicazione ); dagli operatori finanziari agli architetti, dagli ambientalisti agli zoologi, non c’è categoria che si salvi: l’elemento, la componente che più manca nelle loro intenzioni, così come nelle loro iniziative azioni e comportamenti, è il buon senso – l’unica consolazione che colpisce e rassicura è che questa carenza non fa distinzioni di genere e anche l’età, che dovrebbe creare un certo spartiacque, non conduce sostanziali differenze.

Siamo arrivati al punto che di fronte a una dichiarazione, decisione, operato mosso e condotto con palese buon senso ci sentiamo investiti da piacevole stupore e la sorpresa fa esclamare: – davvero un bel cervello, un individuo di notevole genialità!

A guardar bene la genialità non serve ( anzi a volte è così lungimirante da risultare astrusa) quando anche il semplice buon senso può condurre a termine interventi e progetti notevoli.

Ma in definitiva Cos’è il buon senso?

La definizione che più mi piace e ritengo esauriente e calzante è questa: Il buon senso non è altro che il senso della realtà – vale a dire una capacità di analisi di cose e situazioni estremamente aderente al dato concreto, il suo obbiettivo è un pragmatismo spesso empirico che non si lascia distrarre da corollari o premesse teoretiche – ( apro una parentesi sottolineando che l’atteggiamento empirico è alla base della ricerca scientifica e solo sulle valutazioni di ciò che è provato e verificabile si basano le scoperte ). La società contadina, pre-industriale o anche solo quella della prima metà del novecento, presentando un basso grado di istruzione universitaria, e di istruzione più in generale, ha dovuto cavarsela nei vari settori della vita compensando con una considerevole dose di buon senso, non avendo a disposizione un bagaglio teorico e/o astratto per tutte le necessità che si presentavano – e in generale bisogna ammettere che se l’è cavata niente male. Al contrario l’eccessiva teorizzazione propone indicazioni rarefatte che difficilmente aderiscono completamente e rispondono alla natura solida, consistente e minerale della realtà. Ciò che sperimentiamo in quest’epoca sono atteggiamenti e riflessioni molto portate a voli pindarici e quasi del tutto incapaci a tenere i piedi per terra proponendo soluzioni useful che non siano prive comunque di lungimiranza e mantengano la prerogativa di sapersi spostare, e nel tragitto modificare, su binari percorribili.

Se il buon senso diminuisce, per compensazione aumenta a dismisura l’adesione al senso comune.

Chiamerei il senso comune come l’Intelligenza del gregge, una sorta di atteggiamento di partecipazione al mainstream generalizzato, da qualunque parte provenga. Il senso comune è protettivo, indicativo, permette di non perdersi, di non restare indietro, esclusi e isolati, si può interagire con altri pur non avendo nulla da dire o da aggiungere. Pensate ai like dei social, sono facili, non costano nulla e raccolgono gruppi di amici o simpatizzanti. E’ ciò che ci butta dentro la corrente del momento, ci fa scegliere le mete più gettonate per le vacanze e ci fa postare le foto di nostri imbarazzanti karaoke o di micini e cagnolini assai carini, e/o addirittura comporre poesiole per loro. L’immagine che il senso comune mi produce è del tutto simile a quella di un gruppo di turisti stranieri molto insicuri con la lingua e la disposizione del luogo che tengono costantemente gli occhi fissi sull’ombrello colorato della guida in testa, che lo tiene sollevato sventolandolo come una bandiera.

Il senso comune viene tanto più praticato in quanto permette un discreto funambolismo sulla sottile linea di ciò che è concesso di dire o pensare senza pericolo.

Non è un prodotto tipico della nostra epoca, è sempre esistito e in forme anche molto perniciose, se pensiamo a tutti i totalitarismi descritti sui libri di storia: purtroppo anche la democrazia ne è infiocchettata. Nella nostra società, grazie ai media constatiamo che è addirittura dilagante, zampilla in continuazione imbrattando tutte le fasce di età: è ciò che ci fa seguire scioccamente questo o quell’influencer, ci fa apporre like a manetta, guardare video stupidini di gente che balla male, esporci al ridicolo noi stessi, ascoltare musica accelerata di cui non distinguiamo più i suoni, applaudire, applaudire a molte cose sorridendo a chi ci sta vicino… – A questo punto non è fuori luogo parlare di come nella nostra epoca, il senso comune possa essere ( e di fatto lo è) plasmato da algoritmi veicolanti e condizionatori, in grado di proporre sempre le stesse condizioni e diffondere invariabilità e rigido determinismo. Le nuove generazioni rischiano di soggiacere a un incessante propaganda capace di annichilire le capacità giudiziali distintive e decisionali.

Ecco potrei dire che il senso comune è una sorta di stupidità la cui eco risulta per molti, per parecchi, addirittura ipnotica; si apre ad ombrello e accoglie sotto di sé un numero impressionante di persone, crea uno stuolo di adepti .Grazie al senso comune la stoltezza con efficacia si allarga irradiandosi.

<< Le persone si instupidiscono all’ingrosso e rinsaviscono al dettagli>> recita con leggera raffinatezza e il consueto acume la poetessa W. Szymborska.

Possiamo esserne del tutto immuni, dal momento che frequentando la rete siamo presi di mira da algoritmi e ci gettiamo continuamente in gruppi di seguaci, affiliati, membri di qualcosa…?

Da parte mia non sono follower di nessuno ma confesso che in questo momento avrei l’ intenzione di vedermi qualche post del mio beniamino Chico, dal suo account molto gettonato Io sono Chico, così tanto per non essere da meno…(!)

Informazioni su emmapretti

Poetessa e scrittrice collabora con numerose riviste italiane e straniere con poesie, traduzioni, recensioni e racconti. Ha pubblicato cinque volumi di poesia. L'ultimo libro è del 2010 " I giorni chiamati nemici" Sefeditrice. Per notizie più ampie e dettagliate rimando alla nota bio-bibliografica inserita all'interno all'interno della mia ultima raccolta di liriche " I giorni chiamati nemici " -Sefeditrice 2010 - Firenze www.sefeditrice.it http://www.sefeditrice.it/scheda.asp?IDV=2441
Questa voce è stata pubblicata in riflessioni, Uncategorized, valutazioni e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento